GIVI Magazine - Novembre 2009

22 23 Isola Santa merita certamente una sosta, almeno per ripo- sarsi e, se si ha qualche ora, per godere delle fresche ac- que del lago. Infatti, questo luogo antico, conosciuto fin dal 1260, si trova nel cuore del Parco della Alpi Apuane, sulle rive dell’omonimo lago formato dal torrente Turrite Secca. Il torrente scorre in una delle valli più strette e selvagge delle Apuane, racchiusa tra vette strapiombanti ed aspri contraffor- ti. A Carreggine, invece, una terrazza naturale permette una vista sulle montagne da togliere il fiato. Tutte le vette più alte vi si parano davanti agli occhi, quasi a volersi volutamente mostrare in tutta la loro bellezza. Una sosta, qui, è d’obbligo, anche se la nostra reale destina- zione è il lago di Vagli, bacino artificiale creato da una pro- fonda diga, che nasconde le rovine di Fabbriche di Careggine, paese costruito nel XIII secolo sulle rive del fiume Edron ed evacuato nel 1946 in quanto destinato ad essere sommerso dalle acque del bacino. Gli abitanti furono trasferiti in un nuo- vo paese, Vagli Sotto, oggi sito sul promontorio del lago. Ogni 10 anni la “conca” viene svuotata per la manutenzione della diga e solo in questa occasione il paese riaffiora, regalando ai visitatori un’esperienza davvero particolare. Vagli Sotto, per Informazioni generali http://www.luccaedintorni.it/ http://www.in-lucca.it/lucca/index.htm contro, ne è la copia, e rimane un luogo piacevole da visita- re, con i suoi scorci colorati di fiori e la sua chiesa centrale, dall’aspetto elegante. Vagli è ai piedi di almeno due passi al- pini, che permettono di tornare verso la costa, che però sono percorribili soltanto con una enduro. Per tornare verso Lucca, o per imboccare l’autostrada verso la propria destinazione, l’unica soluzione è di percorrere la strada fino a Castelnuovo. Da lì, si può riprendere la tortuosa statale dell’andata, oppure la veloce SP 43, che corre nelle vicinanze di molti paesini interessanti, anche se turisticamente più sfruttati: Castelvec- chio Pascoli, Barga e Borgo a Mozzano, dove si trova il famoso ponte del Diavolo. Si dice che Michelangelo in persona andasse a scegliere i blocchi di marmo per le sue sculture e molti artisti prima e dopo di lui lo hanno fatto allo stesso modo, scegliendo i blocchi per il loro colore e per le venature. In Toscana sono due le zone dove si possono trovare le cave di marmo: la prima a Car- rara, nei bacini di Torano, Fantiscritti e Colonnata e la seconda sulle pendici del monte Altissimo, verso la Versilia, proprio dove abbiamo fatto il nostro percorso mototuristico. Risaliti verso le Apuane, che incombono vicinissime, seguiamo i molti cartelli che riportano le indicazioni “Cave” sia verso Serravezza, sia verso Vagli. È celebre una lettera che Michelangelo scrisse da Serravezza al fratello, la- mentandosi del volere papale, che lo aveva costretto a utilizzare il marmo dell’Altissimo invece di quello di Carrara, ma il cui trasporto era tanto diffi- coltoso da risultare quasi impossibile. Proseguendo verso Stazzema, la strada - ancora in piano - si infila in un bosco meraviglioso lungo un torrente dai ciottoli tondeggianti marmo bian- co; dopo poco si prende a sinistra per il passo del Cipollaio e la strada sale decisa, pur senza strappi violenti. Il paesaggio è bellissimo, contornato da castagni che promettono funghi meravigliosi, ma che svela presto il nostro obiettivo: il monte Altissimo e, in cima, la tagliata bianca della cava di Cerva- iole, da cui scivola verso valle un immenso ravaneto. Arrivati alla galleria del Cipollaio inizia il giro nelle cave vero e proprio. Subito dopo il passaggio inizia la discesa verso Tre fiumi, dove è rimasto un vecchio deposito della Henraux, la società proprietaria di quasi tutte le cave dell’Altissimo, rilevate a metà del 1800 dal suo geniale fondatore: mr. Hen- raux, appunto. Si riprende a salire dolcemente sulla strada asfaltata verso il paesino di Arni in un contesto quasi alpino; qui le Apuane mostrano il loro profilo aggressivo, tipico dell’alta montagna e molto spesso le nuvole che provengono dal mare vanno ad incastrarsi nelle cime, scaricando pioggia, freddo e nebbia anche d’estate. Arni è un bel paesino chiuso in una valle de- solata che, fino all’apertura della strada del Cipollaio, era stretta fra la Gar- fagnana - raggiungibile in quattro ore lungo il torrente Turrite - e la Versilia, accessibile solo scollinando pericolose montagne. Superato il ristorante del- le Gobbie, che può rivelarsi un valido rifugio in caso di maltempo, si arriva alla galleria del colle del Vestito che evitiamo per prendere, sulla destra, pro- prio a fianco alla galleria, una strada di detriti di marmo. La mano dell’uomo e il filo diamantato hanno costruito una balconata geometricamente scolpita, di colore bianchissimo; è il mitico statuario del monte Altissimo che tutti sapevano essere là, ma che nessuno riusciva a rubare ad una montagna così aspra e così alta. Persino Michelangelo, pur “protetto dal papa” vi aveva dovuto rinunciare; ma nel 1821 il signor Henraux comprese che il tempo era venuto e fece delle Cervaiole una fortuna generosa fino ad oggi. Il marmo e le cave Il nostro “compagno di viaggio”, il nuovo Honda SW-T400, è allestito di tutto punto e sembra volersi affacciare anche lui dalla spettacolare terrazza panoramica di Carreggine, dove la vista sulle Alpi Apuane spazia quasi a 360°

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