GIVI Magazine - Novembre 2009

30 In queste pagine, immagini scattate nel reparto R&D e nella modelleria. Dopo averle progettate, collaudate e messe sul mercato, le valigie GIVI, grazie alla collaborazione di motoviaggiatori di grande esperienza, continuano ad essere sottoposte a test, a volte “very hard”. Come sta facendo Gionata Nencini, da cinque anni in sella intorno al mondo. Ecco il suo racconto. Valigie GIVI: ecco come le testiamo lavorammo in collaborazione con la facoltà di ingegneria di Brescia. Sembrava di essere alla NASA: dalla VFR partiva una serie di sensori che servivano a stabilire quanto doveva esse- re robusto il portapacchi, dove il telaietto poteva flettere ecc. Alla fine decidemmo di tornare ai nostri metodi, magari più empirici ma “conditi” da tanta esperienza. Direi che a questo punto posso passare la parola all’ing. Fran- co Amadei, che vi parlerà dello studio e sviluppo dei prototipi 3D e delle matematiche. Dunque io, insieme ad altri colleghi, mi occupo della proget- tazione delle valigie laterali e top case rigidi. Le scelte seguite tengono conto delle tendenze attuali a livello di forme, grafi- che, colori, finiture, e sull’eventuale inserimento in gamma di una nuova “litratura”, in modo di coprire il più possibile tutte le esigenze di carico. Tutti questi parametri, opportunamenti filtrati dalla direzio- ne e dall’ufficio tecnico, vengono passati al nostro architetto designer che comincia a dar vita (ancora virtuale) al prodotto utilizzando un software di alto livello che si chiama ALIAS (lo stesso in dotazione alla FIAT per intenderci). A questo punto la palla passa al nostro modellista/artigiano, che all’interno del suo laboratorio/falegnameria crea in legno una copia perfetta, in scala 1:1 di quanto realizzato a monitor. La valigia viene montata su moto e scooter, e testata anche in movimento. Da qui in avanti il lavoro diventa sempre più tecnico. In base alle indicazioni il modellista effettua le modifiche del caso e una volta definito il prototipo si passa alla sua scan- sione attraverso un macchinario specifico, dotato di braccio, che rileva tutte le quote per poi trasferirle ad un computer che trasformerà questa scansione in un modello per creare la matematica necessaria alla creazione del file che serviranno alla costruzione degli stampi e che piloteranno le macchine robotizzate del reparto produzione. Un passaggio molto delicato riguarda proprio gli stampi per coperchio e fondo: progetti complessi e molto costosi in quan- to comprendenti movimenti interni, linee di raffreddamento, estrattori, ecc. Nella storia delle valigie rigide GIVI i caposaldi rimangono i sistemi Monokey® e Monolock® sviluppati negli Anni 80 dalle intuizioni di Giuseppe Visenzi ed apprezzatissimi ancora oggi. Ad essi abbiamo affiancato un paio di anni fa il nuovo sistema di aggancio a più punti, una sorta di Monokey aggiornato, a supporto delle valigie “aerodinamiche” V35. Ovviamente stiamo lavorando a progetti nuovi sui quali il re- parto R&D necessariamente deve chiudere le porte. Un’ultima cosa: volete sapere come vengono testate su strada le valigie GIVI? Continuate a leggere. MOTOVALIGIE & CO di Giampaolo Meda

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