GIVI Magazine - Novembre 2009

32 33 Info: Sito web: www.Partireper.it Guarda il video su: http://www.youtube.com/watch?v=BMuQPKFVrEU si è nomade per anni, una tenda da campeggio non è solo una tenda, ma una vera e propria casa, in cui trovare riposo e riparo dalla notte, il freddo e la pioggia. Tutto questo, compresi i miei effetti personali trovano posto ben protetti nelle due laterali Keyless. Le soste brevi in città non sono mai un rischio, grazie alla chiusura con chiave e combinazione a tre cifre delle borse laterali. Le tanica di benzina che trasporto lungo le tratte più lunghe e remote, trovano un pratico alloggio sul porta- pacchino della top case V46 (voi però non fatelo. Io devo testare gli attacchi e quindi spesso supero il limite di peso consentito). All’interno del top case infilo i miei vestiti mentre le cose ingombranti e di rapido accesso (come cibo e acqua) “siedono” comodamente dietro di me all’interno dell’ampia Voyage Bag di Goretex. Dopo quasi 5 anni di viaggio posso dire di conoscere i pro- dotti GIVI che testo forse meglio di chi nell’azienda ci lavo- ra. Oltre all’affidabilità apprezzo molto il design di queste valigie, che si abbinano bene alla linea della mia endurona Honda e non interferisce minimamente con la guida. La loro robustezza ha spesso salvato le mie gambe e le sovrastrutture della moto da serie lesioni o rotture superfi- ciali. Inoltre, una volta a terra, la moto poggia sulla borsa laterale ed è più facile da sollevare, anche a pieno carico. Durante le soste pernottamento, uso le Keyless laterali come seggiolino e piano cottura, per preparare i miei pasti a contatto con la natura. Grazie al sistema di aggancio/ sgancio rapido, posso trasportare velocemente le borse dentro la tenda, se necessario, o riporle a terra per effet- tuare interventi di manutenzione sulla moto. Oggi vi scrivo dalla Bolivia, a distanza di quasi 5 anni dalla mia partenza dall’Italia in moto. Ho sempre pensato che un viaggio, come insegna la cultu- ra nomade, debba essere un’esperienza da affidare ad una mobilità tutta propria. Se non a piedi, a cavallo o in bici, dunque in moto! Mi affascina pensare di avere il privilegio di partire, fermarmi, dormire, mangiare, riposarmi e gestire il mio tempo e l’approccio alla strada, in modo totalmente autonomo, senza code alla bigliette- ria della stazione degli autobus, soste bagno alle stazioni di servizio, controlli e code nei musei. Se sono fortunato dormo a casa degli abitanti del posto, che mi invitano, al- trimenti monto la tenda in un bosco. Ad accompagnarmi lungo questo viaggio nel mondo in moto c’è GIVI, che dal giorno della mia partenza, ha fatto la differenza per me e per la mia moto. Assieme alle borse rigide Keyless e gli attacchi per la mia Transalp, ho coperto già 180.000 km e visitato 28 paesi. Al mio arrivo in Bra- sile, la GIVI Brazil controllerà lo stato delle valigie e degli attacchi e se sarà il caso li sostituirà con un nuovo modello da testare. Questi 5 anni in sella mi hanno portato nella taiga sibe- riana, nella jungla indonesiana, nel deserto australiano e sulle vette andine del sud america. Gli sbalzi di temperatu- ra, le sollecitazioni dovute al manto sterrato, le cadute da fermo ed i guadi, hanno messo a dura prova il mio equi- paggiamento e in molti casi GIVI ha ribadito la sua grande affidabilità. Da anni mi porto dietro abbigliamento, materiale fotografi- co ed equipaggiamento da campeggio. In viaggio, quando Il rapporto che ho con GIVI è di collaborazione reciproca. Avrei potuto scegliere un altro produttore ma per il mio viaggio era importante poter contare su di un marchio pre- sente a livello mondiale. Un terreno in cui l’azienda non ha rivali. In caso di necessità, posso trovare prodotti sostitutivi o comunicare con i tecnici di Brescia in ognuno dei Paesi da me toccati durante questo lungo viaggio. E questo mi tranquillizza molto visto che ho davanti ancora 120.000 km da coprire nei prossimi 3 anni. Nei passati 5 ho vissuto il viaggio in prima persona dedi- candomi a qualche lavoretto da svolgere nei Paesi attra- versati. Le soste lavoro, seppur brevi e non più lunghe di un anno, mi hanno permesso di estendere il viaggio fino ad oggi, con un passo di marcia paziente e curioso. Non sono mancate le avventure e le parti difficili, special- mente nei momenti in cui la burocrazia delle dogane sem- brava ostacolare il mio ingresso in moto in alcuni dei Paesi in cui volevo viaggiare (ad esempio Cina e Australia). Ma l’esperienza insegna soprattutto a fare ricorso ad ogni idea ed è stato così che ho imparato a superare le diverse barriere burocratiche e continuare il mio viaggio. A volte la salute mi ha tradito, ma la solidarietà dei locali e la simpatia che gli italiani suscitano nel mondo, mi sono sempre stati di grande e prezioso aiuto. Ispirato dallo stesso lato umano che mi ha aiutato, ho deci- so di aiutare gli altri dedicando il mio tempo a volontariato. In Cambogia nel 2006 e adesso in Bolivia, nel 2009. Dal 27 luglio 2009 infatti, dopo l’ennesima foratura alla ruota posteriore, ho casualmente conosciuto un volontario impegnato nell’orfanotrofio chiamato Familia Feliz. Già da 3 mesi sono volontario anch’ io e mi sto occupando di un progetto umanitario chiamato 2 Case per gli Orfani di Familia Feliz a beneficio degli orfani a cui insegno inglese. (http://www.partireper.it/familia-feliz/ ) Il mio visto boliviano scade il 21 novembre 2009, dopo di che sarò di nuovo in viaggio, in sella alla mia Transalp per portare a termine questo mio tour Panamericano (dall’Ar- gentina all’Alaska).

RkJQdWJsaXNoZXIy OTE3NQ==