GIVI Magazine - Aprile 2014

ALESSIO BARBANTI RACCONTA I SUOI “SCATTI” Come si diventa fotografo professionista in ambito moto- ciclistico? Il nostro reportage ci ha permesso di girare la domanda, che poi si è trasformata in una vera e propria intervista, ad Alessio Barbanti, fotografo tra i più accreditati e noti del nostro mondo. Bravissimo sulle dinamiche ma altrettanto ispirato sulle statiche, come potete vedere dalla nostra nuova campagna stampa. Moltissime delle immagini che ammirate mese dopo mese sulle riviste di settore portano il suo nome. Alessio, qual è la tua storia? Quella di molti miei coetanei amanti delle moto. A 18 anni “consumavo” tutte le riviste disponibili e già frequentavo le gare minori con la mia fotocamera al collo. Un giorno scrissi una lettera di presentazione a una rivista, si chia- mava Moto Giovani, e con mia sorpresa ottenni un incon- tro. Portai al direttore alcune foto scattate durante alcune gare di motocross e anche in pista, all’autodromo di Mon- za e ottenni un primo contratto di collaborazione. Iniziai realizzando qualche servizio durante le vacanze estive (frequentavo ancora il liceo) e dopo la maturità l’impegno divenne sempre più frequente. Con i primi soldi guadagna- ti mi comprai un set fotografico di seconda mano e da lì ho capito che col tempo avrei potuto farlo diventare un lavoro. Fotografare moto sembrerebbe semplice. Sono grandi, spesso colorate e si inseriscono bene nei contesti outdoor, sia cittadini che paesaggistici. Quali sono invece le principali difficoltà? Esatto, sembrerebbe! La moto in realtà è un “oggetto” mol- to difficile da riprendere, in quanto si muove molto veloce- mente, cambia inclinazione, e attraverso l’obiettivo è mol- to più piccola di quanto in realtà possa apparire. Un’auto, ad esempio è molto più “statica” anche in movimento, più grande e più facile da “tenere” nell’inquadratura. La moto però è un soggetto fantastico. L’essenza della di- namicità! Foto statiche e foto “veloci”. Dalla strada alla pista, dallo studio agli scatti in esterni… Sono mondi lontani tra loro? Nel senso che esistono fotografi specializzati su uno o l’al- tro versante oppure tutti sanno fare tutto? La fotografia è un lavoro molto settoriale. Chi ha a che fare con le moto, di sicuro si deve confrontare con tutte le situazioni che hai menzionato. Ogni ambiente ha le sue difficoltà: in pista si lavora lontano dalle moto che sono ve- locissime, su strada ci sono mille situazione e problemati- che diverse; nel fuoristrada ci si riempie di polvere o fango e ci si arrampica con l’attrezzatura in posti impossibili e in studio bisogna fare la massima attenzione perché luci e ri- flessi siano al loro posto. Potessi scegliere non avrei dubbi e punterei tutto sull’outdoor. Amo lavorare all’aria aperta. Alessio ci spieghi come si fotografa una moto in pista o comunque in un contesto stradale dove il passaggio è ve- loce? La cosa fondamentale è inquadrare la moto mentre si av- vicina e seguirla cercando di mantenere il più possibile “stabile” l’immagine attraverso la macchina. Chiaramente maggiore è la velocità della moto e minore la distanza ri- spetto a noi, più complicato è “fermarla”. Con le attrezza- ture attuali non bisogna preoccuparsi troppo della messa a fuoco anche se non è infallibile, essendo automatica; quando ho iniziato il fuoco era manuale ed il digitale non esisteva. Si consumavano montagne di rullini e le foto chiaramente non si vedevano subito nel monitor della macchina, ma solo a lavoro finito, quindi dovevi per forza sapere quello che stavi facendo! Quali attrezzature si utilizzano? Corpi macchina con motore e autofocus veloci e tutti i tipi di lenti. Si va dai grandangolari, soprattutto usati ad esempio nel fuoristrada, ai medi teleobiettivi: su strada un 70-200 è probabilmente l’ottica più versatile. Nei circuiti data la distanza dalle moto per via degli spazi di fuga, ob- bligatori i super-tele di 500-600mm. Tu hai realizzato la nuova campagna pubblicitaria di GIVI, che cosa ci racconti del set e del contesto in cui sono stati fatti gli scatti? Il set era bellissimo e siamo stati particolarmente fortunati ad avere la luce giusta nei momenti giusti. Pensate che il giorno precedente lo shooting, durante i sopralluoghi, e quello successivo ha piovuto! Il luogo ci ha permesso di ricreare situazioni estremamente diverse a poca distanza una dall’altra, visto che avevamo diverse moto e tanti ac- cessori da fotografare. Sappiamo che sei molto richiesto e impegnato. Sei anche un giramondo. Dove sei stato ultimamente per lavoro? E in quale tipo di situazione ti piace particolarmente essere impegnato? Mi piace viaggiare e sto bene (quasi!) ovunque. Spesso si lavora in Spagna, dove ci sono tanti circuiti, strade bel- lissime, una varietà di paesaggi pressoché infinita e dove il tempo è buono in tanti periodi dell’anno. A volte capita anche di volare oltreoceano ed è sempre un’esperienza emozionante. A febbraio ho passato due settimane in California, una set- timana sulla Costiera Amalfitana, e alcuni giorni a Roma, sempre per lavori legati alle motociclette. Mi piacciono i grandi spazi, quindi i deserti e la natura in genere hanno un fascino difficilmente eguagliabile. E poi all’alba e al tramonto la luce, a certe latitudini, è semplice- mente fantastica! Le ultime tre domandine e poi ti lasciamo andare. Ecco la prima: Il posto in cui sei stato, assolutamente da consiglia- re ai motociclisti avventurosi È la domanda che tutti mi fanno, e la risposta è sempre dif- ficile. A chi ama l’avventura direi l’Africa, del nord o del sud, non importa. per i paesaggi e la gente. Ai fans delle spor- tive in assoluto il posto da non perdere è l’isola di Man in occasione del T.T.. Credo che nessun’ altra manifestazione riesca a trasmettere altrettanta adrenalina. A chi segue il fuoristrada, il Supercross USA è qualcosa da non perdere. Un personaggio di questo settore, che hai avuto occasione di avvicinare, di fotografare, di conoscere, che ti ha parti- colarmente colpito in senso positivo ovviamente. Penso a Marco Simoncelli. L’ho incontrato in un paio di occasioni, ma mi ha colpito veramente molto per la spon- taneità e la semplicità, un ragazzo come tanti, ma con qualcosa di speciale. Il suo l’incidente mi ha colpito pro- fondamente, come se Marco fosse stato un mio carissimo amico. E ultima… “Ma voi fotografi non sentite l’esigenza di ave- re una borsa, un contenitore per la vostra attrezzatura, da fissare alla moto, che corrisponda alle vostre esigenze? Se si, è il momento e il posto giusto per chiederlo a gran voce a GIVI”. Finalmente qualcuno ci pensa!! Sarebbe molto utile per- ché capita spesso di viaggiare in moto per seguire i lavori. Bisognerebbe studiare una borsa con appositi spazi per macchine e ottiche, che isoli il più possibile dalle vibrazioni e sia veramente protettiva dalla pioggia. Se GiVi la proget- ta mi offro come collaudatore! Givi Magazine Aprile 2014 - marketing  9

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