GIVI Magazine - Maggio 2015
marzo 2015 MOTOCICLISMO | 151 voni che sembrano innocui e invece sono pericolosi, perché ormai ti sei abituato ad andare a 150 orari pensando che siano 70. Che siano pericolosi è testimoniato dalle numerose animitas , macabre tombe che ricordano gli amici morti uscendo di strada, con tanto di auto distrutte trasformate in altari e teche con dentro gli oggetti cari dei defunti. Si perdono mille metri di dislivello in 23 km, si attraversa la Valle della Luna (nomen omen), si sale fino a quota 2.615, si torna a scendere ed eccoci in una vera oasi nel deserto, San Pedro de Atacama, alta 2.400 m e distante 256 km dal mare di Tocopilla. Case di terra immerse in un bosco esoti- co, strade sterrate e freak che girano in mountain bike, tanto che sembra di essere a Riva del Garda durante il Bike Festival. Gli alberghi sembrano spartani, ma costano cari anche se paragonati ai prezzi italiani. C’è un solo distributore di benzina, nasco- sto nel giardino di un albergo: ma poi non ce ne sono più, va trovato a tutti i costi. UN JET AL DECOLLO Dopo San Pedro c’è un rettilineo lungo 10 kmche sale da quota 2.450 a 2.550. La tem- peratura è di 32 gradi. Davanti a me, laTerra fa una gobba, una specie di botte messa in orizzontale e interrata. C’è una riga nera che sale in verticale quella botte: è la strada che mi aspetta. La più allucinante salita che abbia mai fatto. Sembra di decollare su un aereo: viaggio a 130 orari, con un vulcano alto 6.000 m alla mia sinistra (Licancabur), mentre l’altimetro spara cifre inverosimili e il termometro scende fino a soli 8 gradi. Dopo 23 kmdi quel rettilineo, fatti fuori in pochi mi- nuti, vedo comparire il numero “4.000”. Per andare dal mare a quattromila metri ci sono voluti 290 km che, con queste strade e que- sto poco traffico, significano meno di tre ore, soste fotografiche comprese. E scopro una cosa: sulle Alpi, i passi durano il tempo di un “ciao”. Arrivi in cima, fai dieci metri e devi già scendere. Qua no. Quando superi i 4.000m, prima di tornare sotto quella quota di km devi farne 170. Centosettanta km so- pra i 4.000, con diversi passi senza nome in mezzo, due dei quali alti 4.820 m... Niente paesi, niente case, niente benzina. La Po- lizia presidia con l’auto, a queste altezze si possono avere malori. Un deserto sublime, di ghiaia rossiccia, infilato come un corridoio in mezzo a montagne poco più alte. Laghet- ti con fenicotteri (a 4.200 m!). Un paradiso. E niente mal di testa: solo un gran fiatone nel fare cose tipo correre a scattare una foto al camion di Robby Gordon che passa ac- canto alla moto. Sono da solo: gli altri, stan- chi per le tappe precedenti, hanno ceduto al fascino della spa dell’albergo e si stanno perdendo i paesaggi più belli del viaggio. È il 14 gennaio. Domani riparto per l’Ita- lia, dove atterrerò il 16. E sarà uno chock: appena sceso dall’aereo dovrò montare in sella alla mia moto e andare all’Agnello- treffen. Tutta un’altra storia: strade strette, traffico, nebbia, pioggia e neve. Arrivare ai 1.600 m dell’inverno italiano si rivele- rà molto più impegnativo che ai 4.800 m dell’estate cilena. NO, NON è NEVE A SINISTRA, DALL’ALTO: QUELLA CILENA È UNA COSTA RICCA DI SALE, PER CUI SEMBRA DI COSTEGGIARE UN PANORAMA INNEVATO. JEREMIAS ISRAEL, PILOTA UFFICIALE HONDA HRC, IN MAGLIETTA BIANCA TRA JOSEPH PERUCCA DI GIVI ASIA E SERGIO, RIVENDITORE GIVI CILENO. SI VEDONO ANCHE DUE MODI DI SOGGIORNARE SULLA COSTA CILENA: O AL BIVACCO DELLA DAKAR, O IN BARACCOPOLI COME QUELLA DI CALETA URCA, A SUD DI IQUIQUE. C ile - Atacama Givi Magazine Maggio 2015 - Explorer 17
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