GIVI Magazine - Maggio 2015

marzo 2015 MOTOCICLISMO | 143 C ile - Atacama a vevo solo 15 anni quan- do scoprii che nel mondo c’erano strade che saliva- no oltre i 4.000 metri. Io, ragazzo europeo, sapevo che a 4.000 m c’erano solo rocce aguzze o ghiac- ciai, non c’era spazio per le motociclette. Invece nelle Americhe e in Asia a quelle quote ci si poteva arrivare. E mi venne una grande voglia di andarci. Cosa sarebbe successo? Mal di testa, fiatone, moto scarburata? Che paesaggi c’erano là in cima? MEGLIO TARDI CHE MAI Solo ora, a 48 anni, ho avuto quelle rispo- ste. Ho sempre pensato che avrei fatto un viaggio in moto a quelle altezze, ma non è mai successo per i soliti motivi: tempo, sol- di, figli. Per fortuna però che lavoro per Mo- tociclismo, quindi ogni tanto capita che mi mandino in giro. Nel 2007, per esempio, mi spedirono alla Sei Giorni in Cile. La gara era a La Serena, sul mare. Da lì, in 250 km, dei quali 100 sterrati, si arrivava ai quasi 4.800 m del Paso de Agua Negra. Honda Cile mi diede una XR250, io partii per conquistare il cielo. Ma il passo era chiuso per neve, con tanto di cancello, già a quota 2.000 m. De- lusione, ira, frustrazione. Ma poi, all’Eicma ARIA SOTTILE Ma in questa sede non voglio parlare del- la duna di Iquique, perché le ho dedicato un articolo su Motociclismo FUORIstrada di marzo 2015. No, in questa sede parlerò di quanto è strano andare a 4.000 metri in Cile. Ne sono ancora sconvolto. Siamo in parecchi, in Italia, ad avere il mito delle grandi salite, ad alta quota. Il Passo Stelvio, coi suoi quasi 3.000 m, è uno dei luoghi più frequentati dai motociclisti. E ogni tanto si sente dire di moto che carburano così male, a quelle altezze, da non riuscire ad avanzare. Ora, in Cile ci sono salite che partono dal mare e sfiorano addirittura i 5.000 m. Quante domande vengono in mente... Pensate solo a cosa si deve pro- vare a salire per quasi 5.000 m di dislivello! 2.300 M? CAPIRAI... L’aereo atterra a Calama. Sono partito 24 ore prima da Milano, è gennaio, a casa mia fa freddo. Come in un video game, dopo avere preso tre aerei mi trovo in piena estate in un deserto di colore grigio, a 2.300 m di altitu- dine. Si fa base a Calama, che è considerata una delle tre città più aride del mondo. Le altre due sono Arica e Quillagua: ma anche loro sono cilene e anche loro sono nel de- serto dell’Atacama, considerato il meno piovoso del pianeta. A Calama pare che non piova mai, mai, mai. Ad Arica cade meno di 2014 (appena 7 anni dopo...), ci sono venuti a trovare due personaggi: Joseph Perucca, direttore di GIVI Asia e Jeremias Israel, for- tissimo crossista cileno, appena ingaggiato dalla Honda HRC per correre la Dakar e sponsorizzato da GIVI. Perucca stava par- lando a Israel di un viaggio organizzato che aveva in mente. Un viaggio da effettuare con moto equipaggiate con borse, cupoli- ni, paramotore, faretti aggiuntivi della Casa bresciana, per vedere come avrebbero retto sotto stress. L’idea era di invitare per- sone vicine all’azienda, cioè concessionari o fornitori. Nel 2013 era già stato fatto un viaggio simile, in Patagonia e s’era creato un bel gruppo di amici. Dove andare nel 2015? Jeremias la buttava lì: “Scegliete il mio Pa- ese. Fatevi il deserto dell’Atacama mentre si svolge la Dakar, così mi venite a trovare durante il giorno di riposo a Iquique”. Peruc- ca ci stava e pensava di coinvolgere anche Motociclismo, che decideva di mandare me. Mentre me lo dicevano cercavo di sta- re calmo. La mia mente era già al di sopra dei 4.000 m, ma non bastava: qua si parlava anche di Iquique, che è un mito per via delle dune alte quasi mille metri che precipitano nell’Oceano. Nel 2010, quando inTV trasmi- sero le immagini delle moto che, durante la Dakar, scendevano al mare da quelle dune, mi venne un infarto. Davvero nel mondo esisteva un posto simile? Givi Magazine Maggio 2015 - Explorer 9

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