GIVI Magazine - Maggio 2017
GM: Che incredibile coincidenza, il cerchio si chiude! Il mondo è piccolo. Quindi ecco spiegato il tuo legame con le moto; la Turchia non è esattamente famosa a livello di mercato negli sport motori- stici: come è stato possibile per te diventare un pilota e sviluppare il tuo talento? KS: Ho iniziato nell’anno 2000 con i miei due fratelli. L’anno suc- cessivo c’erano soltanto quattro piloti nel campionato turco: i fra- telli Sofuoglu e un altro ragazzo. Ero il più giovane in pista ma non c’erano categorie propedeutiche: niente 125, 250 o minimoto, era- vamo tutti in sella alla stessa cilindrata, la 600. In quelle condizioni non c’era molto da fare o imparare e in virtù delle mie potenzialità la mia famiglia decise di mandarmi a correre in Europa… a costru- irmi una carriera. Arrivai in Germania e nella Yamaha Cup vinsi al primo tentativo. Lamia storia iniziò in quel precisomomento. Visto da fuori sembra tutto facile ma ho dovuto affrontare diversi brutti momenti nella mia gioventù e non è stato per niente facile dare inizio alla mia carriera. GM: Mi stai dicendo che ti sei presentato in pista e hai scoperto di essere veloce, così veloce da poter vincere il titolo al primo tentativo? Te lo aspettavi? Sapevi almeno di essere abbastanza veloce da qualificarti? KS: Non lo sapevo, non potevo saperlo. Quando siamo arrivati in Germania tutto era nuovo per noi: nuove piste, nuovamoto, il paddock era così grande e pieno di moto da mettere soggezione. Nel primo turno di prove ero 35simo su 40 piloti, per poi migliorare una volta presa confidenza con la pista, fino a qualificarmi davanti. In breve creai scalpore; un ragazzo che arriva dalla Turchia, che non conosce nemmeno le piste, riesce ad andare a podio ogni settimana. A fine stagione ho vinto il Campionato e sono anche stato definito il pilota più dotato degli ultimi 25 anni di Yamaha Cup 600. Sono stato anche il primo pilota a vincere il titolo al primo tentativo, nessuno lo aveva mai fatto prima di me. Quindi mi nominarono “Miglior Talento Emer- gente in Germania” e questa svolta, l’anno successivo, mi apri le porte della SuperSport tedesca. Feci bene e Yamaha mi diede l’op- portunità di fare la SuperStock 1000 in Europa nel 2004 e nel 2005. Fu così che il Team Ten Kate Honda mi notò e mi fece correre nel Mondiale SuperSport nel 2006. Chiusi terzo al debutto nella cate- goria, ma è stato vincere il Mondiale nel 2007 che ha cambiato tutto. La mia vittoria fu la scintilla che accese la passione per le moto e gli sport motoristici in generale in Turchia. Un sacco di giovani si mise- ro a correre in moto, la Turchia adesso aveva un campione del Mondo e tutti volevano essere campioni! Ai tempi ero l’unico pilota turco, oggi in pista abbiamo almeno 10 nuovi talenti che corrono a livello mondiale: Io nella World SuperSport, Toprak (Razgatlioglu – anche lui vincitore adAssen il giorno successivo all’intervista –Nda) corre nella Stock 1000, Harun (Çabuk) anche lui un mio allievo, corre nella World SuperSport 300. Poi ho piloti in altre categorie, dalla Red Bull Cup fino ai Campionati minori. Forse in un paio d’anni avremo un pilota turco in MotoGP o in SuperBike. Sono molto fiero di essere stato la persona che ha dato il via agli sport motoristici in Turchia. GM: In futuro avrai un tuo Team? Per aiutare i giovani talenti maga- ri facendogli da manager? KS: In questo momento aiuto tutti questi ragazzi come se fossi un fratellomaggiore, non come unmanager. Anche il governo Turcomi ha offerto un ruolo per sviluppare gli sport motociclistici ma amo correre, mi diverto un sacco ed è tutto quello che ora intendo fare. GM: In passato hai avuto l’opportunità di correre in differenti cate- gorie, come la SuperBike o persino la Moto2, ma non è mai andata secondo le aspettative. Sei l’Imperatore della SuperSport, il pilota con il maggior numero di titoli, vittorie di gara, pole position e giri veloci. Forse era destino? KS: Te lo confesso, il mio sogno è sempre stato quello di vincere il Mondiale SuperSport. È stato così fin dall’inizio, la classe 600 era quello che avevamo in Turchia, che tutti sognavamo. La MotoGP o altre categoria superblasonate erano lontane dalla nostra realtà. Non avevamo le moto e di conseguenza i Team: era tutto talmente fuori portata che non ci pensava nemmeno. Oggi i giovani con cui lavoro possono sognare laMotoGP e la SuperBike, li sto preparan- do per essere piloti in queste categorie. Per loro è una realtà pos- sibile, per me era semplicemente troppo. È vero, ho avuto la mia opportunità in SuperBike ma è arrivata in un anno difficilissimo per me. Avevo perso mio fratello in un inci- dente in gara e tutta la mia famiglia voleva che mi ritirassi e smet- tessi di correre. Nel 2011 ho poi perso la mia più grande risorsa: è mancato mio padre, la persona più importante nella mia vita. È stato l’unico a essere sempre al mio fianco fin dall’inizio, perché non ho mai avuto un manager o un gruppo di persone attorno a me. Quindi ogni volta che ho provato una categoria diversa è stato
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