GIVI Magazine - Novembre 2017
parlare di “power unit” invece che di motore, ma anche se le moto del prossimo futuro godranno della propulsione ibrida o elettrica, l’accessorio avrà sempre una funzione estremamente importante, anche per quanto riguarda la caratterizzazione estetica del veicolo”. Nel corso della tua carriera sei stato premiato più volte. Quale di questi riconoscimenti ha lasciato il segno maggiore? “Senz’altro il primo riconoscimento che ho ricevuto: il premio all’innovazione assegnatomi dalla rivista Motociclismo nel 2009 per il progetto del primo paraschiena ripiegabile, certificato Livello 2, alloggiabile in un bauletto da scooter”. L’associazione per il Disegno Industriale, di cui fai parte, di cosa si occupa? “L’ADI si occupa di gestire e di accorpare tutte le maestranze del mondo del design in Italia oltre a tutelare il lavoro degli stessi che viene sempre più spesso abusato nei modi più disparati essendo vittime di plagi e imitazioni”. C’è qualche idea che ancora non sei riuscito a concretizzare? “Qui in studio abbiamo delle idee che vorremmo impiegare nelle collezioni 2019/2020 ma delle quali non posso anticipare niente, se le svelo poi dovrei eliminarvi…” 2) MANUEL FRANZAN IMPEGNATO, CON LE SUE COLLABORATRICI, NELLA SCELTA DEI COLORI DESTINATI AD UNO DEI PROGETTI IN LAVORAZIONE. Quali sono i prodotti che ti hanno dato maggiore soddisfazione e comunque quelli che ti stimolano maggiormente? “Se parliamo di prodotti extra settore moto, ho avuto molte soddisfazioni dai guanti da calcio studiati appositamente per alcuni dei maggiori portieri impegnati nelle prime categorie di vari Paesi”. Qual è il tuo modo di intendere la sicurezza? “La mia opinione è che dobbiamo partire da una concezione di sicurezza attiva e non passiva. Alla base dev’esserci un’educazione al vivere la strada, al rispetto di tutti gli altri utenti. Senza questa consapevolezza ogni forma di sicurezza passiva risulta inutile: affidarci ad elementi meccanici o tecnologici può risultare controproducente essendo in conflitto con certa stupidità umana”. Si dice che nel mondo delle moto e delle auto i designer italiani abbiamo una marcia in più? È così? Perché? “Ci sono moltissimi bravi professionisti in tutto il mondo nel nostro ambiente, cito ad esempio i coreani, o tutta l’area scandinava, ma gli italiani hanno sempre avuto quel plus derivante dal nostro background che non ha bisogno di approfondimenti; tenete presente che in Italia c’è la percentuale maggiore del patrimonio artistico mondiale, quindi abbiamo un senso estetico innato”. 34 Style
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