GIVI Magazine - Maggio 2018

CiaoTakaaki e grazie di aver concesso al nostromagazine questa intervista in esclusiva. Prima di averci come sponsor conoscevi già il marchioGIVI? “Facile rispondere a questa domanda: Assolutamente sì. Nel mondo moto GIVI un marchio famoso nel mondo e di conseguenza anche in Giappone. Quand’ ero ragazzino sono stato ad una edizione del locale Motorcycle Showe ricordo di aver visitato anche lo stand di GIVI. Sulla strada poi è davvero impossibile non vedere il marchio sui bauletti montati su molti scooter”. Il Giappone è lontanissimo da noi, non soltanto dal punto di vista chilometrico, e non siamo sicuri che i giovani abbiamo gli stessi gusti in fatto di musica, sport, passioni varie insomma. Tu che ragazzo sei? “Sono un ragazzo normale, “paracadutato” in un continente non soltanto lontano come minimo 12 ore di volo da casa mia, ma anche differente da molti punti di vista... a partire dalle nostre culture. Quando ho iniziato a correre in Europa, nei Campionati spagnoli avevo circa 14 anni; non conoscevo né l’inglese né tantomeno lo spagnolo… forse qualche parola di l’italiano. Le persone che ho incontrato nel corso di quei primi anni, tutte davvero friendly, mi hanno aiutato ad integrarmi. Oggi ho una buona conoscenza della musica, dello stile di vita e della cucina… al punto tale che quando torno in Giappone, dopo un paio di giorni sono già alla ricerca di un ristorante italiano o spagnolo. Attualmente vivo a Barcellona e mi trovo benissimo. Lo stile di vita senza troppo stress degli spagnoli mi fa sentiremolto europeo. Sono anche diventato un fan dellamitica squadra di calcio di questa città. Lo sport mi piace soprattutto a livello di allenamento: passo molte ore in palestra e in inverno mi tengo in forma facendo motocross”. Ancora una domanda… tecnica: sei fidanzato? “Ahhh ahhhh. Si, attualmente ho una fidanzata…” Il tuo peso e la tua altezza sono leggermente sopra la media per unpilota di MotoGP. E’ corretta l’analisi oppure “lemisure contenute” non sono più un parametro importante come in passato? “Beh 175 cm di altezza e quasi 70 kg di peso non sono poi misure da gigante. Sono nellamedia. Nei mesi precedenti l’inizio del campionato ho dovuto tonificare maggiormente il mio fisico rispetto a quando guidavo la Moto2. Mi sento bene in sella alla mia RC213V e il feeling migliora di gara in gara”. Sei partito in sordina in Qatar, arrivando 17simo ma piano piano hai saputo riguadagnare posizioni nei successivi Gran Premi. A Jerez hai tagliato il traguardo al 12simo posto. Stai migliorando velocemente. “Ogni gara del campionatomi permette di acquisiremaggior esperienza. Al momento posso dire di aver imparato a “domare la moto”. Ora devo concentrarmi ad affinare la guida. Gli step sono in pratica tre: la moto, la pista, gli altri piloti. La speranza è quella di entrare nella top ten il prima possibile”. Da pilota alla sua prima esperienza inMotoGP che tipo di feedback stai avendo? Questo circus risponde alle tue aspettative? Ti aspettavi quanto stai vivendo? “Sono alla prima esperienza in questa categoria insieme d una nuova squadra. La MotoGP impone una grande concentrazione e anche fatica fisica. Dello stile di guida della Moto2 ho portato qualcosa ma la distanza da colmare è grande. A partire dagli pneumatici: prima utilizzavo Dunlop e ora Michelin. I sensibili miglioramenti di gara in gara mi aiutano ad acquistare fiducia. In definitiva sì, quanto sto vivendo risponde alle mie aspettative”. Unbel ricordodel periodo legato alla Moto2? Ho corso in questa categoria fino alla scorsa stagione, cioè, 6 anni. Forse un po’ troppi ("Ahhh ahhhh" ride). Tutto sommato, è stata un'esperienza molto positiva e non sono mancate le soddisfazioni. Un bel ricordo? Il Gran Premio di Silverstone del 2017, che ho vinto. Durante quel weekend avevo annunciato che sarei passato alla MotoGP con il team LCR Honda e con la vittoria ha dimostrato che avevo tutte le carte in regola per fare il salto di categoria ”. Aparte il rapporto privilegiato conCal, sei già riuscito a farti amico qualche pilota? “Stare a stretto contatto con Cal è una grande fortuna. Oltre che amico lui si comporta con me come un vero e proprio insegnante. Attingere alla sua esperienza, che non riguarda soltanto Honda ma anche Ducati, Yamaha e poi il mondo Superbike è impagabile. Fuori dal paddock è un po’ “pazzerello” ma davvero tanto divertente. Allargando il campo, ho buoni rapporti principalmente con gli altri piloti legati aHONDA, come Dani eMarc. Il legame comune al marchio mi ha permesso di incontrarli più frequentemente rispetto ad altri piloti”. Il tuo pilota preferito, di oggi e di ieri? Daijiro Kato. Quando ero giovane mi piaceva molto il suo stile e la sua personalità. Sfortunatamente, ha avuto un grave incidente a Suzuka nel 2003. Lo incontrai la prima volta a 7 o 8 anni, visitando Motegi come fan: lui mi regalò un paio di stivali, che ho ancora a casa. Ora indosso una tuta con il numero 74 perché questo era il suo numero. C’è un altro pilota che vorrei menzionare in quanto mio migliore amico: Shoya Tomizawa. Abbiamo iniziato a “cor- rere” insieme, avevamo poco più di 4 anni e da allora abbiamo condiviso tanti momenti in questo mondo, compreso il podio. Il nostro sogno era di sfidarci in MotoGP ma Shoya morì nel 2010, in pista a Misano, a causa di un brutto incidente. Sullamia tuta ho trovato lo spazio per mettere anche il suo numero, il 48”. Givi Magazine May 2018 - Givi Interview  13

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