GIVI Magazine - Maggio 2018

L’intera storia di quest’area è molto intricata, ma come riferimento generale Angkor è stata la sede dell’impero Khmer e dal 900 al 1200 oltre mille templi furono eretti proprio qui. Di alcuni oggi rimangono soltanto una pila di pietre nella giungla, altri invece sono famosi in tutto il mondo, come i tre che visitiamo: Ta Prohm, di fama Hollywoodiana grazie al primo film della serie Tomb Raider con Angelina Jolie; Bayon, conosciuto anche come il tempio del Buddha sorridente ed infine il maestoso Angkor Wat, costruito da re Suryavarman II come tempio principale dell’impero e suo futuro mausoleo. Più di tre milioni di persone visitano ogni anno questo complesso. Una curiosità: Jaqueline Kennedy arrischiò una visita a sorpresa durante la guerra del Vietnam “Per coronare il sogno di una vita” . Angkor Wat, il singolo monumento religioso più grande del pianeta, fu inizialmente dedicato alla dea Hindu Visnù, ma progressivamente si trasformò in un tempio buddista quando re Jayavarman impose il Buddismo Mahayana come religione principale. Angkor Wat oggi rappresenta la Cambogia intera e la sua effigie è presente sulla bandiera nazionale di questo giovane Paese del Sudest Asiatico. Ma come dicevo, essere un Explorer non significa solo viaggiare in moto e vedere posti meravigliosi. Non si può dunque dimenticare quanto il brutale genocidio portato avanti in Cambogia dal tiranno Pol Pot e i suoi Khmer Rossi, tra il 1970 ed il 1980, abbia lasciato un segno indelebile nella popolazione e nella memoria collettiva della nazione. Ancora oggi rimane difficile stabilire quanti morti il regime abbia veramente causato in quanto non esistono dati precedenti da poter paragonare: l’ONU e gli stessi Khmer parlano di 2-3 milioni di vittime, mentre recenti studi ed alcuni attivisti puntano ad un numero tra i 5 e gli 8 milioni. La Cambogia ha aperto le frontiere al turismo solo nel 2001, ma un grosso sforzo è stato fatto fin da subito per dare il benvenuto ai visitatori di tutto il mondo. 4° Giorno - Mercoledì 15 novembre 2017 315 km - da Siem Reap a Phnom Penh (Cambogia) Attraversiamo una regione del Paese piatta e letteralmente coperta da campi di riso, l’alimento principale in questa zona del mondo. La giornata non inizia molto bene: una tempesta tropicale ci coglie di sorpresa subito dopo la partenza, alle 7 e mezza del mattino. Non ci divertiamo per niente. Considerate che la maggior parte delle strade secondarie in Cambogia sono sterrate e il fondo è costituito da argilla rossa: una superficie che alle prime gocce di pioggia si trasforma come per magia in una lastra di vetro insaponato. Anche le strade principali asfaltate vengono coinvolte in quanto l’argilla, trascinata dalle ruote dei veicoli, provenienti a ondate dalle stradine laterali, si riversa anche qui. Al “divertimento” si aggiungono le onnipresenti buche, mucche, cani randagi e la puzza: gli “odori stradali” che incontriamo impongono un pesante pedaggio all’olfatto. In ogni caso la pioggia smette di cadere dopo una ventina di chilometri, lasciando spazio al sole e ad un’umidità appiccicosa. Subito prima di pranzo deviamo su di una strada sterrata per visitare il millenario ponte di Preah Tis, vicino al villaggio di Kampom Kdei . Givi Magazine Maggio 2018 - Givi Explorer Tour 27

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