GIVI Magazine - Giugno 2012

33 Non contano i chilometri percorsi. Quando gli occhi cominciano a sognare il dado è già tratto. Ogni motociclista è un viaggiatore, un sognatore, un avventuriero. La motocicletta è uno strumento di libertà e servirsene è un dovere. Gli stimoli a lanciarsi in un grande viaggio sono molteplici e ci abbracciano ancor prima che esso si strutturi attraverso la lettura di libri, aneddoti epici, documentari ambientati in terre lontane, fotografie, racconti di amici… insomma tutti quegli input che, insieme, formano la matrice di quello che sarà il nostro progetto e che si instaurano dentro di noi silenziosi fino al momento in cui non riusciamo più a contenerli. Non mi è mai piaciuto molto studiare; non mi ha mai appagato del tutto. La sensazione è sempre stata quella di ricevere sì informazioni ma non la chiave di applicazione delle stesse. Dopo il liceo scientifico e la laurea in economia, un giorno di gennaio mentre mi trovavo in ufficio, di colpo le tavole del mosaico si sono allineate. Quasi senza rendermene conto ho iniziato a consultare i siti delle Ambasciate, prima americana e successivamente australiana, per verificare quale visto facesse al caso mio; poi ho scoperto che esiste un accordo di reciprocità sull’assistenza sanitaria tra Italia ed Australia, e altro ancora… TORNIAMO ALLE RADICI I motivi che mi hanno spinto a partire sono molteplici e risiedono nel profondo dell’anima. Personalmente al primo posto tra i buoni motivi per cui partire per un grande viaggio metto la curiosità, l’atavica attrazione verso il nuovo, verso le frontiere da valicare. Se dovessi trovare un’immagine che riassuma l’origine storica del progetto “On the Oz”, indicherei i camion arancioni di Overland, la spedizione geografica italiana partita nel 1996 da Roma che seguivo con enorme stupore con mio nonno quando avevo dieci anni. Una volta in sella poi, il più era fatto: dalle ricognizioni del quartiere in bicicletta a quelle della provincia con la prima 125cc 2t il passo è stato breve, e con l’aumentare degli anni, dell’esperienza e della cilindrata il raggio d’azione dei raid si è ampliato. Non è importante dove si è diretti, come ha detto qualcuno: “Il premio è il viaggio stesso”. Significa che la moltitudine di emozioni che si prova attraversando un territorio rappresentano la ragione stessa del trovarsi laggiù. L’aria è un fluido e la moto lo attraversa con violenza, lo squarcia per crearsi un varco e dopo il suo passaggio il fluido rimane turbolento. Lo stesso succede a noi, dopo che nelle nostre narici si è infiltrato il profumo della terra che ci ospita. AFFRONTARE LA FASE BUROCRATICA E TRACCIARE LA VIA Dopo aver delineato il sogno del mio viaggio, dopo aver preso coscienza che non potevo fare a meno di muovermi, ho dovuto stabilire una meta. Le condizioni erano: un anno di permanenza e la possibilità di lavorare per alimentare l’impresa strada facendo. Gli Stati Uniti non consentono una tale permanenza, mentre il “Working Holiday Visa” australiano si, eccome! Mentre la mia memoria scavava cercando notizie sentite alla radio su viaggiatori australi, avevo già prenotato l’appuntamento in questura per fare il passaporto. Le attività di raccolta delle informazioni vanno svolte a tappeto tramite ogni canale possibile partendo da familiari, amici, amici di amici, colleghi, vale tutto. Ogni nozione va verificata presso fonti ufficiali come i siti delle Ambasciate, il Dipartimento d’Immigrazione o della Sanità. Inoltre una guida Lonely Planet rappresenta un must in questa fase, oltre che durante la visita. È necessario partire nelle migliori condizioni di salute possibili: chi si farebbe togliere un dente del giudizio sulle Ande? Io no di certo, ci ho pensato a dicembre, quando nemmeno sapevo che sarei partito! Vaccinazioni Magazine - giugno 2012 Quando si parte per un’avventura così impegnativa è fondamentale prepararsi al meglio. Francesco (a destra in una foto di un recente viaggio europeo) ci ha raccontato il suo percorso.

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